martedì 28 luglio 2020

Libertà e disagio da pandemia.



Edouard Levè, serie "Quotidien".


Anch'io mi sono sentito umiliato e offeso da alcune misure contenute nel Lockdown emanato dal governo per contrastare il diffondersi del virus. E anche dall'atteggiamento di buona parte dei cittadini. Non solo; mi sono sentito impotente, completamente inutile e anche un po' idiota, e a volte mi sono sentito anche un privilegiato. Ma anche un po' come uno che si nasconde in attesa che...boh. Certo non sarei mai andato a dirlo ad un convegno di negazionisti organizzato da Sgarbi.
E' dura la vita di noi che ci sentiamo umiliati ma non troviamo nessuno di convincente a confermarci che viviamo in un sistema totalitario e che propaganda, conformismo e paura hanno preso il posto dell'informazione e dei normali scambi umani. Perchè puoi anche avere quell'impressione, suscitata ogni giorno dalla visione di TG, stampa, contatti FB, amici che la pensano in un certo modo o amici che non la pensano affatto,  parenti o amici pronti a condannare, offendere e giudicare severamente o peggio esprimere rabbia  e frustrazione verso chi "non segue le disposizioni". Ma, se quelle impressioni non sono confermate, o condivise, restano appunto quello che sono: impressioni, che sono comunque parte della tua personalità, e vanno coltivate, espresse, rispettate.


Edouard Levè, serie "Pornographie"


E' dura la vita di noi che ogni giorno non riusciamo a rinunciare a uno scroll su FB e assistiamo a cascate di bempensantismo umanitario, moralismo regressista, realismo orwelliano e solidarietà fondamentalista.
Si dirà, come ho detto, che è solo una impressione personale. Si tireranno fuori numeri, statistiche, studi scientifici. Si dirà che le informazioni ci sono, si dirà che i media sono sì corrotti, ma che lo sono da sempre, che è la fisiologica corruzione dei media e che nel complesso esprimono un sostanziale equilibrio democratico. Si dirà che i morti ci sono, si dirà che i contagi ci sono anche se la carica virale è bassa e allora si evocheranno Bergamo, Milano, le sirene, l'esercito con le bare. Si dirà che Orwell ci ha fatto male, che abbiamo letto troppi romanzi distopici, che stiamo travisando tutti gli insegnamenti che fin qui abbiamo tratto dai libri e dalla tradizione democratica, che mettere in gioco la libertà in una condizione come questa è fuorviante e fuoriluogo, esagerato. Si dirà, in sostanza, che bisogna avere pazienza.


Edouard Levè, serie "Pornographie".


Quanto è dura la vita di noi persone impressionabili e un po' egoiste che pensiamo troppo semplicemente al concetto di Libertà e democrazia. Che sembrano essere diventati più dei concetti che dei valori: ognuno, grazie anche ai social è libero di esprimere la propria opinione. Passiamo più tempo a esprimere opinioni che a esprimere libertà. L'opinione è sopravvalutata. Credevo che un valore desse maggiori certezze, o quanto meno delle basi. Sembra che non sia così. Sembra che la libertà sia troppo poco importante per essere motivo di disagio.
Dunque che importa se mi devo mettere la mascherina o devo stare chiuso in casa? Che importa se ho paura di abbracciare quella tal persona o se quella persona ha paura di abbracciare me? Che importa se devo mantenere la distanza di un metro da chiunque? Che importa se oltre a essere considerato un consumatore sono considerato anche un portatore di malattie? Finchè posso beatamente esprimere tutto ciò che penso attraverso i social comodamente seduto nella panchina di un centro commerciale climatizzato, o nelle chat su WAzzap, nei ritrovi su Zoom, che importa? Si dirà che è solo un condizionamento, un'abitudine come un'altra, che tutto questo è per il bene del prossimo, per il bene dei tuoi cari, dei tuoi amici, dell'anziano 80 enne, e che per il proprio bene c'è sempre spazio, ma da qualche altra parte.


Edouard Levè, serie "Reconstitutions".


Edouard Levè, serie "Reconstitutions-Reves reconstitués"


Quanto è dura la vita di noi a cui piacerebbe avere la conferma che questa è una dittatura tecnomedicalizzata, che la libertà non è più un valore fondamentale, che l'umanità stessa è degradata a sentimenti di controllo che opprimono la libertà personale, e che ora tutto questo, a causa dell'emergenza, è pericolosamente incoraggiato quando non obbligato dalle istituzioni. Si dirà che ognuno è padrone della propria umanità, si dirà che qualche norma di comportamento non pregiudica i sentimenti umani, si dirà che qualche cambio di abitudine non ci precipita negli abissi del totalitarismo.
Forse so cosa è la libertà. Forse. Non fingo di conoscerla. A parte l'amore profondo e la bellezza, che ritengo la base di qualunque cosa, si può essere liberi in qualunque condizione, a patto che ci si assuma la responsabilità di rispettare i propri sentimenti, e di conseguenza quelli degli altri, non per essere dei buoni cittadini, per benpensare o cercare qualche forma di integrazione, ma per poterli esprimere partecipando con pienezza e senza soggezione alle esperienze che la vita ci porta. Anche con carattere contestativo, dissidente o utopico, tutti atteggiamenti che sembrano così essere "fuori moda" oramai, ma che, oltre a rappresentare una parte importante dell'attitudine psichica, potrebbero tornare ad essere parte importante nei meccanismi di ripresa culturale e democratica di un paese.