sabato 11 maggio 2024

A proposito di campi di calcio abbandonati e malessere sociale.

Ex campo di calcio di Nuraxinieddu


Oggi mentre passeggiavo nella periferia del paese ho notato che l'erba alta che usualmente ricopre tutta la superficie del campo di calcio è stata falciata. Proprio pochi giorni prima, inoltrandomi tra la malva e le ortiche ero entrato negli spogliatoi luridi e pieni di rifiuti e vetri rotti, constatando le condizioni in cui versa quello che era stato il campo in cui mi allenavo con la squadra quando ero adolescente, la Nembo. 

Quando, durante le mie passeggiate, vedo il campo ridotto in queste condizioni, penso a come era la vita a Nuraxinieddu  ai tempi in cui ero bambino e adolescente. C'era parecchia attività aggregativa: la squadra di calcio, quella dei grandi e quella dei piccoli, gli allievi e i giovanissimi. C'era una squadra di pallavolo femminile, per un certo periodo c'è stata pure una palestra di karate. Quando non eravamo impegnati con la squadra di calcio giocavamo tutti i giorni  a pallone nel piazzale della chiesa. Poi c'era una sala dove giocavamo a ping pong, c'erano due bar, un macellaio e tre o quattro botteghe, più un tizio che vendeva frutta e verdura. Le poste, l'asilo infantile e le scuole elementari. C'era il salone parrocchiale. E quando il paese era vuoto, deserto e silenzioso, magari in certi assolati pomeriggi post prandiali, c'erano Gianni Piscedda e il fratello che a qualsiasi ora del giorno fendevano con i loro motorini preparatissimi e rumorosissimi la via principale del paese a tutta velocità ad una sola ruota. Loro aggregavano le bestemmie, più che altro. Poi c'era molto altro di cui non ho ricordo o di cui non sono a conoscenza. Oggi a Nuraxinieddu non c'è più nessuno che impenna, nemmeno in bicicletta. E le vie sono brutalizzate da una quantità inverosimile di automobili parcheggiate ai lati della strada. Di bar ne è rimasto solo uno, non c'è più il macellaio, non ci sono più le scuole, non c'è più l'asilo, non c'è più il salone parrocchiale, non ci sono le poste, non c'è il tavolo da ping pong, non ci sono squadre di nessun tipo. Sono rimaste solo le macchine parcheggiate, un'infinità di macchine, che manco quando c'era la festa del paese se ne vedevano così tante. 

Questo cosa denota? Be, semplice: che la vita del paese è apparentemente morta o, nel migliore dei casi, si è contratta, ristretta, coercizzata su altre metodologie aggregative, che inoltre hanno perso qualunque carattere identitario e specifico del luogo. Lascio a voi considerare e indagare quali siano gli "spazi" di aggregazione oggi e che cosa producono, se uno spirito positivo e creatore o un'agitazione insoddisfatta, mortificante/mercificante e portatrice di malessere e disagio. E sì, non posso fare a meno di pensare che Nuraxinieddu, il mio paese, era un posto migliore di quello che è oggi. Di conseguenza penso che anche tutta la Sardegna era migliore. E se la Sardegna di oggi è peggiore di quella di ieri, penso, allora anche l'Italia lo è. E l'Europa, e il mondo intero.  


Campo di calcio di Tramatza con panchina per prendere il sole

Insomma vedendo quel campo di calcio inghiottito dall'erba mi sono sorti in mente ricordi e pensieri di questo tipo. Per contro-bilanciare questa visione poco benefica e promettente, dentro di me ho provato a pensare che magari questa sparizione delle istituzioni aggreganti è una cosa che è successa soltanto a Nuraxinieddu e che forse negli altri paesi la situazione è diversa. 

Sentivo che si trattava di una ipotesi illusoria ma, visto che stamattina non avevo impegni importanti, ho deciso di fare un veloce giro nei paesi limitrofi, per constatare  le condizioni in cui versano i campi di calcio e usarli come il termometro di una personale verifica socio-antropologica. 



ingresso del campo di calcio di Solarussa, funzionante.


Così ho iniziato dal paese più vicino, che è quasi attaccato a Nuraxinieddu, e come ben ricordavo dalle mie recenti esplorazioni anche lì il campo di calcio altro non è diventato che uno spazio indistinguibile sepolto dall'erba. Dopo Massama ho proseguito verso Siamaggiore: essendo un paesino un po' più grande pensavo di trovare una struttura sportiva in buone condizioni. E invece no. Erba altissima e strutture in evidente stato di inutilizzo. A Solarussa, paese poco distante e più popoloso ho trovato una situazione diversa: il campo è curato e attivo, e nel 2023 la squadra di calcio locale ha persino vinto il campionato di terza categoria. Nel paese è presente anche un modesto impianto di campi da tennis. A Zerfalìu, paesino distante poche centinaia di metri da Solarussa si ripete la situazione di abbandono. Nel muro di cinta del campo noto una stampa di grande formato che informa di un progetto di "riconversione" degli impianti sportivi iniziato nel 2020. Si dovrebbe edificare una piscina coperta, ma non vedo traccia di lavori fatti o in corso. Parcheggio la macchina per inoltrarmi in uno sterrato aggredito dall'erba che mi porta fino all'ingresso di un campo di calcetto nascosto in quella desolazione ma perfettamente utilizzabile.  



Tramatza. Norme di comportamento all'ingresso del campo


Da Zerfalìu prendo per Tramatza dove trovo un campo di calcio apparentemente abbandonato, ma le strutture degli spogliatoi parlano di una storia calcistica recente fatta di onore e gloria: infatti il "US Tramatza 1972" ha disputato un campionato di seconda categoria nel 2022. E' da allora che il campo è in stato di inutilizzo. Su un lato del piccolo complesso sportivo c'è un campo di calcetto, munito di chiosco con sedie in plastica e barbecue, da cui si intuisce il minimo sindacale di attività socio-sportiva del paese.  Quale sarà la situazione a Zeddiani? Nel paese mi è stato difficile persino trovare il campo di calcio. Dopo avere ricevuto una serie di informazioni contrastanti e dubbiose sulla sua locazione, faccio il giro del centro abitato a vuoto e comincio a dubitare che sia mai esistito. Questo campo di calcio sembra un mito. Poi finalmente lo trovo. A una prima occhiata non sembra ridotto malissimo ma lo stato di inutilizzo è evidente e mi è confermato dalla fruttivendola, che da me velocemente interrogata in proposito mi parla di attività sportiva locale risalente a "...dieci, quindici anni fa". In compenso anche a Zeddiani non manca un campo di calcetto ben tenuto, una delle poche attività sportive amatoriali ancora praticate da gruppi di amici autorganizzati. 

Qui ho terminato la mia modesta indagine sulla vita sociale/sportiva dei paesi del mio circondario. Ne ho concluso che questi campi abbandonati, desolati, assolati o nascosti dall'erba altro non sono che lo specchio della vita sociale: funzionano o non funzionano? Ci sono o non ci sono? Vanno riconvertiti o risorgeranno? Per adesso viviamo in una società capitozzata come gli alberi delle vie cittadine, sacrificata, costretta, costipata, ristretta, asfissiata, mortificata, imbruttita. E spesso gli alberi capitozzati non si riprendono.