lunedì 7 luglio 2025

Le liriche dell'abbandono.



Voglio aggiornare il blog postando buona parte delle mie pitture che hanno come soggetto delle composizioni di oggetti e semplici architetture in cui mi sono casualmente imbattuto e che hanno attirato la mia attenzione tanto da scegliere il taglio d'interesse per ritrarli ad acquerello e, in un paio di casi, ad olio o tecnica mista. 
Sono pitture che mi piacciono perchè l'origine della suggestione che evocano è più misteriosa di altre.

     
In cortile, nel bagno.
                                                      


Da una parte vorrei esaminarle e cercare di coglierne il valore, di mettere a fuoco i punti di interesse, capire dove risiede il fascino di questi scenari e parlare della differenza tra ritrarli con uno scatto fotografico e ritrarli attraverso la pittura, dall'altra ho quasi paura di farlo perchè non vorrei racchiudere in pochi significati o comunque restringere l'ottica critica e il percorso di analisi che si potrebbe fare su questi lavori. 
La vecchia misura, in cantina.


Questo dipinto in particolare è diverso dagli altri sia a livello tecnico-stilistico che tematico. 
E' realizzato a tempera ed olio, e non ritrae un vero e proprio scenario domestico. Vi sono due soggetti: il muro e un vecchio boccale in ferro. Ho fatto in modo che soggetto e sfondo si mescolino andando leggero su ombre e contrasti, e allo stesso tempo desideravo che il boccale fosse ben visibile e presente. Allo stesso modo volevo un muro che dalla concretezza e ruvidità si sgretolasse o si sciogliesse come per formare un varco che rivelasse l'universo energetico che li manifesta e dal quale le cose prendono forma. Qui tutto - potrei dirlo come a voler intimare un plagio verso l'osservatore - concorre in una certa direzione. Quale è il tema dell'opera? Il muro scrostato e gocciolante o il vecchio boccale in ferro? Che cosa ho cercato di cogliere e celebrare qui? Lo spazio? Il fluire del tempo e l'inevitabile mutare delle cose e il loro decadere con la tristezza e la malinconia che ne deriva? O è il peso delle cose, la loro energia nascosta, il vibrare del loro essere, il senso che inestricabilmente portano in se stesse? 

In cortile, nel bagno. Studio.


La pittura che faccio è anche e spesso una forma di contemplazione. Ovvero non vuole cogliere il contenuto quanto essere il mezzo per celebrare la vita, le cose, il mondo delle forme e il misterioso universo nel quale sorgono, l'energia che le anima e le muta. E questi oggetti che scelgo e il rapporto che esprimono tra essi e lo spazio che li ospita hanno acquisito, grazie al passare del tempo, al silenzio, all'ordinarietà o ad un abituale schema di esistenza e movimento al quale sono sottoposti, il potere speciale di essere quello che sono più di altri, al di la della loro superficie e della loro funzione. 
Certo, una bottiglia di detersivo appena uscita di fabbrica non è nulla, e ancor meno lo è se inserita in uno scaffale insieme a migliaia di altri prodotti di consumo. Ma una bottiglia di plastica inserita in un contesto temporale modificato dalle abitudini e dalle azioni umane e, ancor di più, soggetto all'usura del tempo e degli agenti atmosferici acquisisce una vita e una storia proprie, e quindi degna del nostro sguardo e della nostra attenzione, delle nostre analisi e delle nostre riflessioni.

Interno di struttura abbandonata, presso Arenas.

Le bottiglie e la madonnina.

Tutto acquisisce un valore nel tempo, e un maestro spirituale forse direbbe che il valore è già nello spazio in se, e sono decisamente d'accordo, ma se ci soffermiamo solo sulla verità di questa affermazione saremmo incapaci di guardare anche altro e anzi, proprio perchè da questo valore sacro e inattaccabile discendono tutti gli altri significati, sensi e sentimenti, forse più umani e transitori, ma comunque costitutivi del nostro essere e del nostro essere in questo tempo, possiamo partire da qui per glorificare il loro regno e rendergli grazie.
Non per stilare una lista di valori, per contarli, enumerarli come un officiante passivo e diligente, ma piuttosto come un innamorato folle perso negli occhi dell'amata, o come il camminatore che desidera raggiungere la sorgente di un torrente in una montagna rocciosa, immensa, inaccessibile e custodita da un fumo di nubi placide e possenti. 

In cortile, la pompa.


Il rubinetto in cortile.

La formula del bene - Nella parete del capannone.


Sono ancora indeciso sui titoli da dare a queste opere, quindi considerate temporanei quelli che leggete qui. 
Il termine "liriche dell'abbandono" è nato da una idea della curatrice d'arte Ivana Salis che lo ha utilizzato nel testo critico per una mostra collettiva alla quale ho partecipato con una parte di questa serie di opere lo scorso Gennaio presso lo spazio espositivo della Fondazione Bartoli Felter a Cagliari. Credo che sia una buona locuzione, anche se il concetto di abbandono lo utilizzerei anche in un senso spirituale e non solo emotivo. Difatti la suggestione delle cose e dei luoghi abbandonati, per quanto mi riguarda risiede proprio nell'inquietante forza vitale che esprimono e non nella maliconia che potrebbero suscitare. E questa forza vitale ci riporta in qualche modo all'assioma di cui sopra. Ovvero l'energia della materia. Un po' come se, nell'abbandonarsi alle leggi dell'universo vi fosse una fierezza, un coraggio e anche un bisogno profondo e inevitabile. Come le cose vengono inghiottite dal fluire del tempo, così anche noi siamo soggetti alle leggi e alle geometrie del cosmo e dei nostri corpi, e credo che questo sia un insegnamento da non dimenticare.