mercoledì 1 aprile 2020

Noia, spleen, ozio e creatività.


Chi mi ha seguito su Facebook durante il periodo della mia ultima mostra, Closed out, saprà che nutro una certa curiosità per l'ozio, la noia e lo spleen. Non ho mai letto libri o  saggi di filosofia che ne parlino, ma faccio di meglio: lo uso. Si, uso l'ozio e la noia. Inoltre desidero parlarne perchè ritengo che nella nostra epoca tecnologizzata, la noia abbia subìto un drastico calo di valore e venga rifuggita.
Allora mi domando cosa accomuna l'ozio, la noia e lo spleen? Eppure sono tre cose diverse, diverse ma vicine. Di sicuro si può dire che tra le tre, l'ozio viene scelto, mentre è più difficile ritenere che uno scelga di annoiarsi o di sprofondare nello spleen. L' ozio inoltre può essere considerato una attività, mentre la noia e lo spleen sono condizioni emotive. Non è escluso però, che chi scelga l'ozio, anzichè trovarsi in una sorta di leggero benessere, cada negli "inferi" dello spleen. Ma è davvero infernale questo spleen?



Sembra che la noia sia quella comunemente ritenuta più fastidiosa, quella a cui si dovrebbe sfuggire, quella in cui solo gli ignoranti o i "nullafacenti" dovrebbero cascare, perchè "una persona intelligente, trova sempre qualcosa da fare". Ma la noia è semplicemente questo? Cominciamo ad esaminarla per avvicinarci ad essa con un esempio banale: la sala d'attesa dal dottore. Quello è il luogo dove tutti impariamo l'esperienza della noia, ma già qui abbiamo un elemento che rende questo tipo di noia diversa da un normale pomeriggio noioso: dal dottore non mi posso muovere, devo stare seduto, sono in pubblico e quindi sono portato  ad assumere un certo atteggiamento, mi trovo dunque in una sorta di "costrizione temporanea"; perciò la noia che si prova dal dottore è decisamente diversa dalla noia che si può provare, che so, in un pomeriggio domenicale.
Il pomeriggio domenicale invece ci può in qualche modo aiutare ad avvicinarci all'esperienza dello spleen. Poichè la differenza tra la noia dal dottore e la noia di un pomeriggio domenicale è data dal fatto che dal dottore sono "costretto" ad annoiarmi, mentre la domenica a casa mia, ho tutte le opportunità per tenermi occupato o incuriosirmi a qualcosa, e invece ciò non accade. Significa che sono proprio "io" (prendiamoci con le pinze) che vado verso la noia e allora non mi posso nemmeno lamentare di non avere cose da fare, non posso giustificarmi con le circostanze, sono proprio circondato da una specie di vuoto. Quindi ecco che la differenza tra noia e spleen ci può apparire come se la noia fosse una condizione nella quale ci troviamo nostro malgrado, causata da elementi esterni alla nostra volontà, mentre lo spleen è qualcosa che viene direttamente dalla nostra interiorità. Si potrebbe dunque dire che noia e spleen sono due condizioni simili ma hanno origini diverse. Il fatto di poter attribuire a cause esterne una nostra modalità emotiva, ci permette in qualche modo di "disconoscerla" e attendere che passi, magari con motti di fastidio e inquietudine e pensieri di quello che farai dopo (uscito dalla sala d'aspetto) e di quello che avresti potuto fare se non ti dovessi sorbire quelle due ore di attesa.



Questa inquietudine, questo fastidio, questo desiderio d'altro che sembrerebbero essere presenti nella noia è ciò che la rendono diversa dallo spleen. Lo spleen è una condizione di confine, in cui si avverte l'insignificanza delle cose, e nemmeno si ha voglia di dargli un significato, ci si lascia andare in qualche modo a questa perdita di valore, senza speranza e senza appetito. Sembrerebbe, detto così, uno stato depressivo, e forse lo è. Ma mentre lo stato depressivo è permanente, lo spleen si svolge nell'arco di un pomeriggio, o al limite qualche giorno, è dunque transitorio. A questo punto perchè non dire che lo spleen è semplicemente tristezza o malinconia? La tristezza viene dagli affetti, o da qualcosa che ci è "andato storto", quindi ha in qualche modo un origine personale. E' però vero che una condizione di tristezza può degenerare a spleen e questo non è raro che capiti. Ma dove sta dunque questa differenza? La tristezza è anche una presa di consapevolezza di qualcosa che è accaduto nella mia vita, un fatto lavorativo, un fatto relazionale, un amico che ci addolora, una persona che ci delude. La tristezza dipende in qualche modo dalle nostre aspettative e dai nostri bisogni intimi, e può essere ricondotta a una serie di cause e avvenimenti che ci rappresentano e che ci hanno coinvolti. Mentre lo spleen sembra non avere alcuna motivazione e scopo, la sua origine appare più oscura ed esistenziale. Lo spleen non cerca bisogni, e non ha mancanze di alcun tipo, nostalgìe o ricordi. E' piuttosto come una specie di tabula rasa. L'insignificanza che è la sua maggiore peculiarità è anche ciò che lo rende transitorio, poichè è quasi impossibile non percepire il valore delle cose per più di un certo tot di tempo. Quando arrivi allo spleen stai già risalendo, è un po' come il fondo del mare, quando provi a immergerti per toccarlo trattenendo il respiro più che puoi: una volta che sei arrivato a toccare la sabbia devi risalire, non c'è molto altro da fare, e pur volendo restare non puoi, poichè a cosa ti aggrappi e a che scopo? la pressione dell'acqua ti riporterà essa stessa verso l'alto. Eppure quante volte ti sei immerso per andare sott'acqua, prendere la sabbia e nuotare trattenendo il respiro?
Lo spleen è dunque una condizione emotiva più insondabile della noia e dificile da decifrare o esprimere. Rimane sempre misteriosa, inquietante e pericolosa, eppure ha un oscuro fascino che ci porta a chiederci in che modo ci arricchisce, che cosa ci offre.


Ma voglio dunque continuare ad osservare la differenza tra noia e spleen? Continuare ad esaminare le peculiarità delle due, per poter poi finalmente comprendere quale delle due è più auspicabile per l'animo umano, quale delle due ha più potere creativo? Quale maggiormente ci arrichisce e nutre o quale delle due ci permette di "aprire la nostra mente"? Not now nor ever. Ciò che è misterioso è più forte di noi e non necessita spiegazioni utilitaristiche. Come se l'una fosse migliore dell'altra o più utile, più necessaria. Come se la creatività avesse un unico luogo d'origine, come se volessi facilitarmi la vita conoscendo finalmente l'origine di tutti gli atti creativi: come uno scienziato pazzo che vuole toccare l'invisibile.
Voglio chiedermi piuttosto se lo spleen è qualcosa che cerco o è qualcosa che accade in me? Questo si. E la risposta forse non arriverà mai.
Grazie della lettura.

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