Racconto n. 1
Io non ti ho mai amata. Disse lui, guardando oltre i capelli di lei, verso un orizzonte che non riconosceva. - O meglio, ho amato solo i tuoi occhi - Riprendeva. - Perchè erano verdi, come le fronde di un albero senza rami. Ho amato solo i tuoi capelli, perchè erano lisci e mi piaceva carezzarli. E ti ricordi quando amavo la tua voce, e prima della notte ti chiedevo cose stupide? E' perchè nel silenzio potevo amarla di più. Ho amato la tua pelle, perchè era abbronzata, fitta, elastica, precisa, senza macchie, senza nei. Sembrava finta. Ho amato il tuo naso, quella strana curva tra la punta e il centro degli occhi, non ho mai visto altri nasi così in tutta la mia vita. E sempre guardo, quando vado al market, alle poste, al ristorante, mi guardo sempre attorno ma mai nessuna e nessuno che abbia quella strana curva nel naso. Ho amato le dita dei tuoi piedi, tutte, eccetto quello stupido mignolino del piede sinistro, ma tu lo sai. Le unghie non le amavo. Amavo la tua intelligenza, la curiosità, la simpatia, la dolcezza, l'imprevedibilità, il tuo giudizio mai scontato, il tuo sguardo. Non avevi mai paura, mai. Di niente. A volte ti ossessionavi su sciocchezze, ma come tutti, e questo non lo amavo. Invece odiavo le tue stranezze. Incomprensibili-
Accese una sigaretta, svogliatamente. Gli sembrava di non avere le forze nemmeno per aspirare il fumo, si sorprendeva di avercele anche solo per respirare. Si sedette accanto a lei in quella panchina, l'ultima prima dell'uscita dal parco. Guardava le punte degli alberi mentre disse: - Ma a te, a te non ti ho mai amata.
Racconto n. 2
Lui urlava forte, erano urli d'amore, o almeno era quello che lui credeva. Ma lei non li udiva, sentiva solo quello che le sembrava una specie di strano animale lontano che gracchiava. Sarà un gabbiano o il tacchino di qualche fattoria, pensava. Non ricevendo risposta lui urlava ancora più forte. Lei chiudeva la porta di casa ma continuava a sentire quel verso inquietante e sconosciuto. Girava per tutte le stanze della casa chiudendo le finestre e abbassando le serrande per non sentirlo. Lui continuava a gridare verso il nulla, raschiando la gola e frantumandosi la bocca e gli occhi per lo sforzo, poi si accorse che non amava più e allora stette zitto. Arrivò la notte, e poi arrivò la luna. Ella si sporse leggermente dalla finestra, suggestionata dal silenzio e dall'oscurità. Lui la intravide per pochi attimi, nella tenue luce di quella minuscola finestra che spezzava il buio a chilometri di distanza. Ma il suo amore in quei pochi attimi non rinacque. E non la rivide mai più.
Racconto n. 3
Lei parlava, muoveva la bocca, le labbra, i denti. I denti suoi erano bianchi, l'interno della bocca rosso scuro. La lingua era piccola, tra il rosa e il violetto pallido. Il fiato leggero e tiepido. Lui la osservava con dolcezza negli occhi mentre lei parlava. le osservava i capelli, i riccioli, le parti lucide del cuoio capelluto che si aprivano tra una ciocca e l'altra. Poi lo sguardo si posava sulle gambe fini rifinite da una pelle liscia e abbronzata. Le unghie dei piedi erano tinte. Ancora sembrava che lei parlasse, ma non parlava più. Apriva e chiudeva la bocca, socchiudeva le labbra, muoveva la lingua tra i denti, ma non emetteva alcun suono. Non aveva voce, non c'erano più parole tra le sue labbra e adesso lui non sentiva più nemmeno il suo fiato dolce. Cercò i suoi occhi per dire quanto la amava ma al posto delle pupille trovò solo due rocce di vetro freddo. E anzichè amare pianse, e gli occhi di lei e la sua voce non riuscì più a ricordarli.
Racconto n. 4
Ma le labbra di lei erano di ghiaccio, dure, azzurre, fredde e insensibili. Quelle di lui bollivano ed eruttavano come lava ed emettevano vapori incandescenti e zolforosi, perciò i due non potevano toccarsi, nemmeno sfiorarsi. Non potevano nemmeno pensarlo. Allora si incontravano solo per piangere, stringendo i pugni e tenendosi distanti, seduti tra l'erba che cresceva attorno all'ansa di un fiumiciattolo indifferente. Si guardavano tra gli occhi inondati di pianto, faticando a vedersi, i singhiozzi strozzavano le loro parole mentre le lacrime cadevano nell' acqua del fiume.
Solo un filo di corrente carezzava i loro piedi portandosi via un po' di dolore.
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